Il Monviso
Il Monviso, che gli antichi romani consideravano la vetta più alta delle Alpi per via della sua riconoscibilità anche da molto lontano, che gli valse il nome di monte Vesulus - visibile - è al centro di una storia legata all’uomo sin da epoche remote. La giadeite contenuta nelle sue rocce fu materia prima per realizzare manufatti che ebbero diffusione europea in epoca preistorica: una vera e propria eccellenza geologica.
Parlando di geologia, la storia della cima più alta delle Alpi Cozie (3.841m) è naturalmente molto più antica rispetto al periodo già citato e inizia nel Giurassico, circa 175 milioni di anni fa, sul fondo di un oceano che separava la placca euroasiatica da quella africana, proprio mentre i dinosauri passeggiavano sulle sue… spiagge.
«Il Monviso è il brandello di un antico fondale oceanico sollevato e conficcato nel mare delle rocce carbonatiche circostanti»: così il prof. Augusto Biancotti, cresciuto alle porte della valle Po, definiva con sintesi magistrale la storia geologica del Monviso.
L'orogenesi del Monviso
Circa 80 milioni di anni fa prende avvio la collisione tra il vecchio margine continentale europeo e una porzione della vecchia costa africana: in questo immane scontro, iniziato nel Cretaceo superiore, scompare l’antico tratto oceanico che divideva i due continenti.
Le forze messe in campo sono così ingenti da portare la litosfera oceanica dapprima in profondità a temperature e pressioni elevatissime (circa 500-600° e circa 12-20 Kbar corrispondente a profondità di circa 40-70 km) per poi a farla riemergere e portarla a quote elevate in cima a tutto, trasformata ma con ancora la testimonianza della sequenza originaria. Ecco il Monviso!//
Intorno al Re di Pietra, l’orogenesi alpina ha esercitato le sue forze maggiori: ha trasformato spiagge e fondali poco profondi dell’oceano in bancate calcaree e dolomitiche alternate a marmi, successivamente scavate dai fenomeni carsici che hanno dato origine alla Grotta di Rio Martino, mentre i sedimenti terrigeni si sono trasformati negli enormi strati di calcescisti e micascisti che circondano il Monviso.
Le serpentiniti, che si sono formate in profondità e sono state portate in superficie dai grandi stravolgimenti dell’orogenesi, derivano invece dalla trasformazione delle peridotiti dei fondali oceanici profondi, al di sopra troviamo i metagabbri, derivanti dalla matemorfosi dei gabbri oceanici, ed infine i metabasalti.
La sequenza serpentiniti-metagabbri-matabasalti, così mirabilmente esposta nel Gruppo del Monviso, si rivela un laboratorio unico al mondo per studiare … la profondità degli oceani!
La geodiversità del Monviso
La geodiversità del Monviso e del circostante massiccio del Dora - Maira, testimonianza dell’antico margine continentale adagiato ai suoi piedi, comprende la presenza di minerali unici al mondo, che si sono formati in condizioni estreme di temperatura e pressione, come il piropo, un raro granato di colore rosa che forma cristalli di dimensioni eccezionali (fino a 25 cm di diametro e 20 Kg di peso), o come la splendida e già citata giadeite, costituita da minerali di giadeite e onfacite, estratta fin dal Neolitico in valle Po.
Il massiccio del Dora – Maira ha fornito inoltre ottimo gneiss, oggi conosciuto come Pietra di Luserna, quarziti come l'odierna e celebre "Bargiolina", e calcescisti utilizzati da sempre per la costruzione delle abitazioni in valle e oggi oggetto di cavazioni sul Monte Bracco.
L’estrazione di minerali preziosi presenti nelle ofioliti si perde nella notte dei tempi; giacimenti locali hanno per anni regalato oro, argento, platino, cromo, titanio, rame, nichel, ferro, piombo, talco, grafite… ora non più sfruttabili. Altro minerale presente ed estratto fino a non molto tempo fa in valle Varaita è il crisotilo o albestro, la varietà più nota di amianto.